domingo, 26 de octubre de 2008

Maquiavelo y el resurgimiento de la teología natural


Vedi già, prudentissimo Schioppio, che il christianesmo, che occupava et abbelliva il Mondo, si è ridotto a dui angoli di Italia e di Spagna. L'oriente sta in man di Mancometto favoloso, empio, ignorante, crudo, con grande scorno e danno di tutto il genere humano, e così gran parte de l'Africa; e poi tutto il settentrione in man de Luthero e di Calvino, c'han fatto un Dio traditoresco che ci prohibisce li peccati, e poi ci sforza a farli per pigliarsi gusto di metterci all'inferno con voglia non di padre, ma di crudel tiranno. Vedi a quanta ignominiosa impietà consente il Mondo per la caligine che manda inanti l'Antichristo, che esce da l'abisso. Poi la povera Italia e Spagna ha dentro un diabolico Macchiavello, che infetta la più nobili parti de la Republica e dona a credere che la Religione sia astutia di preti e di frati per dominar il popolo a consenso di Prencipi, che l'hanno per ruffiana di lor fraudi.

(...)

Ti inganni, Schioppio mio, se pensi predicare alli Germani tuoi il "credo in sanctam ecclesiam": ma bisogna cominciar da "credo in Deum" per filosofia naturale e non per auttorità, perché nullo quasi crede alla Biblia, né all'Alcorano, né al Vangelo, né a Luthero, né a Calvino, né al Papa, se non in quanto li torna commodo. Vero è che la plebe minuta crede a questi, ma li dotti e Prencipi tutti sono quasi politici Macchiavellisti, che hanno la Religione per arte di stato, che se credessero in Dio non tratteriano per forza e per sofismi regnare e dominare.

(...)

Volendo dunque uno riconoscer la Religione, non può farlo per via divina, che li peccati e mali essempii sono assai. Bisogna dunque che tutte le scienze camini, e che in nulla setta si ostini, parlo per via naturale, che per gratia divina ogni idiota può riconoscerla meglio che li filosofi sagacissimi.

(...)

Per Macchiavellista intendo ognun che vive per astutia fondata nell'Amor proprio e nella miscredenza della Religione: della quale solo qui si vede il "quia".

Campanella


2 comentarios:

Gregorio Luri dijo...

Maquiavelo es, efectivamente, el primer ilustrado. En realidad no es original porque diga cosas nunca antes oídas, sino por la manera como lo dice. Los antiguos, y pienso en Jenofonte, a quien tanto admiraba Maquiavelo, eran más prudentes.

Daniel Vicente Carrillo dijo...

Sí, eso creo. Desde Maquiavelo y por oposición al mismo el lugar de la religión deja de ser un terreno a disputar entre sectas y pasa a convertirse en una controversia filosófica de alcance general. San Agustín y Santo Tomás, pese a su perfil dialéctico, raras veces plantearon la cuestión de la plausibilidad de la fe en abstracto, estando siempre comprometidos en argumentaciones cuyo propósito último era fundamentar una determinada interpretación de las autoridades -de Platón o de la Biblia en el caso del primero (frente a los maniqueos); de Aristóteles para el segundo (frente a Averroes). La "tabula rasa" teológica la forzó, pues, el maquiavelismo, la anunció Campanella y la llevó a cabo Descartes.